Il golf, uno sport dalla lunga tradizione internazionale, ha avuto uno sviluppo più lento in Italia rispetto ad altri Paesi europei. Tuttavia, negli ultimi decenni, alcuni atleti italiani sono riusciti a imporsi con forza nel panorama golfistico mondiale, portando il tricolore nei circuiti più prestigiosi. Dai green d’oltremanica fino ai fairway americani, i golfisti italiani hanno conquistato tornei e rispetto, contribuendo alla diffusione della disciplina anche tra il grande pubblico nazionale.
Vediamo quali sono i golfisti professionisti italiani più famosi, considerando non solo il numero di vittorie, ma anche l’impatto mediatico, la longevità della carriera e il contributo allo sviluppo del golf in Italia.
Francesco Molinari: il simbolo del golf italiano moderno
Francesco Molinari è senza dubbio il nome più rappresentativo del golf italiano contemporaneo. Nato a Torino nel 1982, Molinari è diventato il primo italiano nella storia a vincere un torneo Major, trionfando nell’Open Championship 2018 a Carnoustie, in Scozia. Un’impresa storica che lo ha consacrato come una figura di spicco a livello mondiale.
Ma la sua carriera non si esaurisce con quella vittoria. Molinari ha ottenuto successi anche nel PGA Tour e nell’European Tour, con prestazioni costanti e una solidità mentale che lo hanno reso uno dei giocatori più affidabili della sua generazione. È stato protagonista assoluto anche nella Ryder Cup 2018, diventando il primo europeo nella storia a vincere tutti e cinque i match disputati. Le sue performance sono state decisive nella vittoria del Team Europe, in una delle edizioni più spettacolari e dominanti della manifestazione, come ben illustrato in un’analisi delle vittorie con più margine nella Ryder Cup.
Oltre ai risultati sportivi, Molinari ha avuto il merito di portare il golf all’attenzione del grande pubblico italiano, contribuendo a un incremento dell’interesse verso lo sport, specialmente dopo il 2018.
Edoardo Molinari: l’ingegnere diventato golfista
Fratello maggiore di Francesco, Edoardo Molinari ha seguito un percorso differente, ma altrettanto significativo. Nato nel 1981, è stato uno dei primi italiani a imporsi nel panorama internazionale grazie alla sua vittoria all’U.S. Amateur Championship nel 2005, un successo prestigioso che fino ad allora era stato quasi esclusivamente appannaggio di giocatori statunitensi.
Dopo aver completato una laurea in ingegneria al Politecnico di Torino, ha deciso di intraprendere la carriera da professionista, dimostrando grande dedizione e rigore. Nel 2010 ha vissuto l’anno migliore della sua carriera, con tre vittorie nell’European Tour e una chiamata nella Ryder Cup come membro del Team Europe.
Pur non avendo replicato i successi del fratello minore negli anni successivi, Edoardo ha mantenuto un ruolo di rilievo nel golf italiano, diventando anche vicecapitano della Ryder Cup 2023, segno della sua autorevolezza tecnica e tattica nel mondo del golf.
Costantino Rocca: il pioniere del golf italiano
Prima dei fratelli Molinari, il nome che per decenni ha rappresentato il golf italiano è stato Costantino Rocca. Nato a Bergamo nel 1956, Rocca è stato il primo italiano a imporsi nei circuiti internazionali, quando ancora il golf era una disciplina considerata d’élite e poco popolare nel Paese.
La sua carriera decollò negli anni ’90, con cinque vittorie nel circuito European Tour. Il momento più iconico resta però il putt da lunga distanza al British Open del 1995 a St. Andrews, che gli permise di accedere al playoff finale contro John Daly. Sebbene non abbia vinto quel torneo, l’immagine di Rocca che esulta sul green del leggendario Old Course è rimasta nella memoria collettiva del golf mondiale.
Costantino Rocca ha anche preso parte a tre edizioni della Ryder Cup (1993, 1995, 1997), contribuendo in modo concreto al successo del team europeo. È considerato un vero e proprio pioniere, colui che ha aperto la strada alle generazioni successive.
Guido Migliozzi: il volto della nuova generazione
Tra i nomi emergenti più promettenti del golf italiano c’è Guido Migliozzi, nato a Vicenza nel 1997. Passato al professionismo nel 2016, Migliozzi ha già conquistato tre titoli nell’European Tour, imponendosi per talento e determinazione.
Il suo gioco aggressivo, unito a una grande padronanza nei momenti di pressione, lo rende un contendente temibile in ogni torneo. Ha sfiorato la qualificazione alla Ryder Cup 2023 e continua a essere uno dei principali candidati per il futuro, sia nel circuito europeo che in quello statunitense.
Migliozzi rappresenta il tentativo riuscito della Federazione Italiana Golf di coltivare nuovi talenti attraverso percorsi giovanili più strutturati e internazionalizzati. È considerato l’erede ideale di Francesco Molinari.
Renato Paratore: tecnica e talento puro
Altro esponente della nuova ondata italiana è Renato Paratore, classe 1996, romano. Dopo una brillante carriera giovanile, è diventato professionista nel 2014, entrando rapidamente nel circuito dell’European Tour.
Nel 2017 vince l’Open de Portugal, diventando uno dei più giovani vincitori italiani nel tour. Tre anni dopo, nel 2020, conquista anche il Betfred British Masters, confermando la sua solidità.
Paratore si distingue per uno stile di gioco fluido, grande controllo del ferro e capacità di adattamento. È stato spesso lodato per la rapidità con cui esegue i colpi, diventando uno dei golfisti più veloci in assoluto nel PGA Tour, un dato inusuale in uno sport solitamente legato a tempi lenti e meditati.
Matteo Manassero: l’ascesa e la rinascita
Il caso di Matteo Manassero è uno dei più affascinanti del golf italiano. Nato nel 1993 a Verona, è stato un enfant prodige: nel 2009, a soli 16 anni, divenne il più giovane vincitore del British Amateur Championship. L’anno seguente, al suo debutto da professionista, vinse il Castelló Masters, diventando il più giovane vincitore di sempre sull’European Tour.
Tra il 2010 e il 2013, Manassero vinse quattro tornei European Tour, tra cui il prestigioso BMW PGA Championship. Tuttavia, dopo il 2014, il suo rendimento crollò bruscamente, complici problemi tecnici legati allo swing e una crisi di fiducia.
Negli ultimi anni, Manassero ha iniziato un percorso di recupero, tornando a giocare ad alti livelli nel Challenge Tour, con l’obiettivo di rientrare stabilmente tra i protagonisti del golf europeo. La sua storia di talento precoce, caduta e rinascita è vista con interesse e simpatia dagli appassionati.
Filippo Celli: una promessa da seguire
Nato nel 2000, Filippo Celli è uno dei nomi più giovani e interessanti del panorama golfistico italiano. La sua esplosione avviene nel 2022, quando vince il titolo di low amateur al The Open Championship, chiudendo al 47° posto in classifica generale tra i professionisti.
La sua prestazione ha attirato l’attenzione degli osservatori internazionali, confermando l’esistenza di una nuova leva italiana determinata a competere al massimo livello. Celli è passato professionista nel 2023 e sta iniziando il suo percorso nei principali tour europei. La sua crescita sarà da monitorare nei prossimi anni.
L’impatto della Ryder Cup 2023 a Roma
Un momento decisivo per il golf italiano è stato l’organizzazione della Ryder Cup 2023, ospitata per la prima volta nel nostro Paese presso il Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia, vicino Roma. L’evento ha avuto un impatto mediatico e sportivo senza precedenti, attirando centinaia di migliaia di spettatori e milioni di telespettatori in tutto il mondo.
La Ryder Cup ha contribuito ad avvicinare molti italiani al golf, mostrando che anche in uno sport così internazionale, l’Italia può essere protagonista, non solo grazie agli atleti, ma anche per capacità organizzativa e qualità delle strutture. La partecipazione di Edoardo Molinari come vicecapitano ha aggiunto un ulteriore elemento di prestigio all’evento.
I circoli italiani come incubatori di talento
Dietro ai successi dei grandi nomi, esiste un sistema nazionale che ha progressivamente migliorato l’accesso e la qualità della formazione golfistica. Circoli come Golf Club Torino, Olgiata Golf Club (Roma), Golf Club Biella, Le Pavoniere Golf Club (Prato), e Villa d’Este Golf Club hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi poli fondamentali per la crescita dei futuri professionisti.
La Federazione Italiana Golf ha inoltre potenziato le collaborazioni con scuole e centri giovanili, introducendo programmi di avviamento e borse di studio per i talenti più promettenti.
La presenza italiana nei tour internazionali
Oltre ai tornei nazionali, sempre più golfisti italiani competono regolarmente negli eventi del DP World Tour, del PGA Tour e dei circuiti minori come il Challenge Tour o l’Alps Tour. Questa presenza costante consente un confronto diretto con i migliori al mondo, fondamentale per acquisire esperienza e notorietà.
L’obiettivo futuro è portare almeno un altro italiano tra i top 50 del ranking mondiale, consolidando una presenza ormai riconosciuta, ma ancora marginale rispetto ai Paesi leader come Stati Uniti, Regno Unito e Australia.
Il golf italiano tra tradizione e futuro
Il percorso del golf italiano è passato da una fase pionieristica, segnata dalle imprese solitarie di Costantino Rocca, a una maturità moderna incarnata dai fratelli Molinari, fino a una nuova generazione che promette scintille con Migliozzi, Paratore, Manassero e Celli.
Se da un lato mancano ancora strutture capillari e una cultura popolare radicata, dall’altro l’Italia ha dimostrato di poter esprimere eccellenze a livello internazionale. Il sostegno delle istituzioni, un maggiore accesso allo sport e la visibilità garantita da eventi come la Ryder Cup possono fare da volano per una crescita strutturale e duratura.
Fonti dati
- Federazione Italiana Golf (federgolf.it)
- PGA European Tour official site
- Official World Golf Ranking (owgr.com)