Olimpiadi, 5 momenti iconici della storia della competizione

Pubblicato da:Redazione

Le Olimpiadi sono l’evento sportivo per eccellenza, dove entrano in gioco non soltanto le componenti fisiche e mentali, ma anche quelle valoriali, come il rispetto e la solidarietà reciproca. Un’occasione, questa, che negli anni è stata colta anche per mandare messaggi importanti, arrivati anche da atleti di sport meno famosi. Poi, ci sono stati anche momenti in cui tutto è cambiato, prime volte indimenticabili che hanno avuto un impatto significativo sulle generazioni successive. Momenti che, in definitiva, hanno lasciato un segno indelebile nella storia dei Giochi e dello sport in generale.

Jesse Owens e le Olimpiadi di Berlino 1936

Uno dei momenti più iconici nella storia delle Olimpiadi è senza dubbio la performance di Jesse Owens ai Giochi di Berlino del 1936. In un’epoca segnata dominata dalle teorie suprematiste, l’atleta afroamericano vinse ben quattro medaglie d’oro: nei 100 metri, 200 metri, salto in lungo e staffetta 4×100 metri. La sua straordinaria performance non solo sfidò le ideologie razziste del tempo, ma dimostrò anche il potere dello sport di unire e ispirare. Owens divenne così un simbolo di speranza e determinazione, lasciando un’eredità che continua a essere celebrata ancora oggi.

Nadia Comaneci e il primo “10 perfetto” a Montreal 1976

Ai Giochi Olimpici di Montreal del 1976, la ginnasta rumena Nadia Comaneci fece la storia diventando la prima atleta a ottenere un punteggio perfetto di 10 in una competizione olimpica. Comaneci, allora quattordicenne, eseguì una routine impeccabile alle parallele asimmetriche, lasciando il pubblico e i giudici senza parole. Durante quei Giochi, ottenne un totale di sette punteggi perfetti e vinse tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo, fissando nuovi standard nella sua disciplina.

Il gesto di Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico 1968

Le Olimpiadi di Città del Messico del 1968 furono teatro di uno dei gesti più potenti e controversi nella storia dello sport. Durante la cerimonia di premiazione dei 200 metri, gli atleti americani Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente medaglia d’oro e di bronzo, alzarono il pugno guantato di nero in segno di protesta contro la discriminazione razziale e le ingiustizie sociali negli Stati Uniti. Questo gesto, noto come il “saluto del potere nero”, divenne un simbolo del movimento per i diritti civili.

Il “Fosbury Flop” di Dick Fosbury a Città del Messico 1968

Sempre ai Giochi di Città del Messico del 1968, un altro momento iconico cambiò per sempre il mondo dell’atletica leggera. L’atleta americano Dick Fosbury introdusse una nuova tecnica nel salto in alto, nota come “Fosbury Flop”, in italiano chiamato “stile Fosbury”. Invece di saltare con il corpo rivolto verso la barra, come era consuetudine allora, Fosbury saltò all’indietro, superando la barra con la schiena. Questa innovativa tecnica gli permise di vincere la medaglia d’oro e stabilire un nuovo record olimpico. Il “Fosbury Flop” rivoluzionò quindi il salto in alto e, in breve tempo, divenne la tecnica standard utilizzata dagli atleti di tutto il mondo.

L’impresa di Michael Phelps a Pechino 2008

Infine, ricordiamo le imprese di Michael Phelps, considerato uno dei più grandi nuotatori di tutti i tempi. E il motivo è presto detto. Nelle sole Olimpiadi di Pechino 2008, vinse ben otto medaglie d’oro, superando il record precedente di sette medaglie d’oro stabilito dal connazionale Mark Spitz nel 1972, anche lui nuotatore. Le vittorie dello “Squalo di Baltimora” includevano gare individuali e staffette di diverse specialità, dimostrando la sua versatilità e la sua forza nel nuoto. Con un totale di 23 medaglie d’oro olimpiche (in totale 28, record) nella sua carriera, Phelps ha stabilito un record che potrebbe rimanere imbattuto per molti anni a venire. Basti pensare che la seconda atleta con più medaglie d’oro, Larisa Latynina, è rimasta a quota nove (su 18 medaglie complessive).